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Il narratore immagina di incontrare, tra sogno e realtà, alcune delle presenze mitiche dell'isola e di ricevere le loro confidenze nel corso di lunghe chiacchierate. In un avvicendarsi di situazioni senza tempo, Masgaba, il liberto di Ottaviano Augusto, gli parla in modo esplicito delle giornate dell'imperatore a Palazzo a Mare, Tiberio abbandona ogni reticenza sulle sue trasformazioni esistenziali dilungandosi in dettagliate e quasi "amichevoli" conversazioni, Edwin Cerio confessa la sua sconfitta nella difesa del paesaggio mentre le contraddizioni di Alfred Krupp sembrano rivelarne la natura di vittima di falsità e maldicenze.